Una cena al ristorante Il Pagliaccio di Anthony Genovese, è più di una semplice cena. Racconta una storia ed è una melodia suonata in onore del buon cibo. Ecco in sintesi cosa ha provato Luigi Masciotta quando ne è stato ospite.
Lo chef non ha bisogno di tante presentazioni. Anthony Genovese è uno chef a tutto tondo, uno chef di quelli veri, che guardano qualcosa di semplice come un kiwi, e ne creano un brodo per accompagnare foie gras e ricciola. Luigi Masciotta è rimasto folgorato dalla bontà degli accostamenti, ma anche dalla capacità di creare del nuovo dalla semplicità.
I Gourmand romani dovranno aspettarsi un’emozione a ogni boccone. Dopo una chiusura prolungata il Pagliaccio ha cambiato il suo concept e ha portato un po’ di novità nei suoi contenuti, del piatto e del locale.
Ci sono nuovi percorsi di degustazione, tra cui troviamo anche piatti che hanno fatto la storia de Il Pagliaccio di Anthony Genovese. Il suo è un viaggio introspettivo e prezioso come le sue origini calabresi e francesi. Percorsi paralleli, verrebbe da dire, e proprio così si chiama uno dei percorsi di gusto che lo chef mette a disposizione dei commensali, Parallels.
Piatti splendidi, eccellenti, creati con tecniche e metodologie diversissime tra loro e uniti dall’unica passione della ricerca del gusto. Potremmo parlare a lungo dei piatti assaggiati, ma sarebbe quasi inutile, perché la stagionalità (come in ogni ristorante che si rispetti) segna il menu ogni giorno. Adattando anche abbinamenti scelti dal sommelier di sala e da percorsi emozionali sempre nuovi.
I due menu degustazione si chiamano Parallels e il Pagliaccio e sono disponibili solo a ora di cena. Con il primo abbiamo 10 portate che sono un viaggio nel mondo a un costo di 170 euro a persona. Con il Pagliaccio esploriamo i cibi che hanno fatto la storia di questo ristorante, uno dei simboli del gusto gourmet di Roma, che con 8 portate scandisce un perscorso dal passo indimenticabile a 150 € a persona.